Su acciaio e industria Pd pronto a battersi in Regione

Repubblica Genova del 12 novembre 2020
di Minella Massimo

“Manca una vera politica industriale in questo Paese e la vicenda di ArcelorMittal ne è la prova. La Regione non deve però limitarsi ad assistere, a denunciare una carenza totalmente condivisibile. Diventi invece protagonista, come avvenne nel 2005 con la firma dell’accordo di programma». Armando Sanna, Pd, da sindaco di Sant’Olcese è balzato in Regione. Un passato da podista, un presente da amministratore con un ruolo di opposizione sia politico, sia istituzionale, oggi è vicepresidente della Regione Liguria. Ed è da qui che Sanna lancia la proposta di un consiglio regionale monografico proprio sul tema della siderurgia e della sua difesa, elemento da cui partire per riparlare di sviluppo. «Perché questa non può essere una questione di maggioranza e opposizione» spiega, allargando il confronto magari anche al consiglio comunale. Anche questo, infatti, è accaduto già in passato, quando Regione e Comune alleate rivendicarono un futuro diverso per Ansaldo Energia rispetto alla dismissione prospettata dall’allora azionista Finmeccanica. Sanna riflette però anche sul ruolo di un Pd che è oggi ai margini non solo della scena politica, ma appare poco incisivo nel dibattito sullo sviluppo del territorio e sulle battaglie del lavoro, dalle fabbriche al porto. Eppure, spiega, è giusto anche rivendicare il vento di novità che ha coinvolto lo stesso Pd e premiato chi ha saputo amministrare i territori. Il gruppo del Pd si è rinnovato per due terzi spiega — E l’ultima elezione regionale ha espresso anche amministratori del territorio».

Sanna, partiamo proprio da qui. Da cosa nasce, secondo lei, questo consenso mirato?

«Nasce dal territorio e ci investe di una responsabilità enorme, da amministratori di piccole e medie realtà ora siamo passati al livello regionale. Questo è il riconoscimento del lavoro che abbiamo fatto in questi anni e che io ho fatto da sindaco di Sant’Olcese: l’ascolto delle persone, dei loro problemi, delle loro preoccupazioni dovevano trovare e hanno trovato una risposta da me e dalla mia giunta. Adesso lo stesso metodo lo porto anche a livello regionale».

Lei ha un ruolo politico, ma anche istituzionale come vicepresidente del consiglio. Come agirà?

«Proprio in questa seconda veste vorrei dire la mia e portare all’attenzione del Consiglio tematiche fondamentali per lo sviluppo della Regione».

Sarebbe un bel segnale per un Pd che ormai da anni non sta più brillando…

«Ho letto il suo articolo che sottolineava quante sono le posizioni perse dal Pd in questi anni e lo prendo come uno stimolo per l’avvenire. C’è da dire che un primo segnale è stato dato nell’ultima riunione del consiglio sul Covid dove sono stati approvati i nostri ordini del giorno. Noi siamo all’opposizione, ma ciò non significa che non possiamo convergere là dove ci sono le condizioni».

II Pd è stato finora assente anche sulla vicenda Ilva, non trova?

«Faccio una premessa. Ho seguito con interesse e attenzione il dibattito che Repubblica ha aperto sulla questione Ilva e al quale hanno partecipato l’ex ministro e presidente della Regione Claudio Burlando, l’attuale presidente Giovanni Toti e l’imprenditore e già presidente di Federacciai Tonino Gozzi. Su questo tema mi lasci dire che non siamo sono stati a guardare: si è infatti trovata la convergenza sull’importanza del sito di Cornigliano e siamo d’accordo nel sottolinearne le caratteristiche di modernità ed efficienza. L’industria siderurgica è un asset strategico del nostro Paese. Se infatti si vuole parlare di politica industriale è necessario affrontare il tema dell’acciaio. Senza siderurgia non è possibile alcun tipo di industria. L’acciaio è talmente presente nelle nostre vite che non ci accorgiamo quasi della sua esistenza. Ne consegue che è estremamente pericoloso per un Paese manifatturiero come il nostro abbandonarne la produzione».

Altrimenti l’emergenza sanitaria diventa sociale..

«Certo. Cià l’arrivo della pandemia, la mancanza di dispositivi di protezione e di reagenti per i tamponi ci ha dimostrato che è fondamentale produrre beni necessari per la nostra salute, lo stesso discorso vale per l’industria. Genova e la Liguria per la loro vocazione industriale giocano un ruolo fondamentale e non possiamo pensare di attendere immobili decisioni nazionali. Noi possiamo e dobbiamo fare la nostra parte come è avvenuto in passato».

Toti ha mostrato condivisione per le parole di Burlando. E lei che ne pensa di quelle di Toti?

«Giusto condividere il valore della siderurgia e la sua difesa. Ma vorrei dire al presidente Toti che, quando sottolinea la mancanza di una politica industriale nazionale, non deve dimenticare che questa tematica è materia concorrente tra Stato e Regioni e anche la Liguria può contribuire a definire una corretta politica perla filiera dell’acciaio. L’esempio è l’accordo di programma sull’llva del 2005: una scelta di politica industriale nazionale partita da un territorio. Taranto, Genova e Novi Liguria, Puglia, Liguria e Piemonte non sono state fino a oggi protagoniste del dibattito sul futuro della siderurgia e tocca a Toti rivendicare un ruolo dei territori. Se sarà fatto questo, verrà sostenuto. Natural mente bisogna essere capaci di portare idee nuove sopra al tavolo che devono scaturire da una discussione in consiglio regionale e che, spero, possa concludersi con una posizione unitaria e condivisa anche dal mondo del lavoro e dell’impresa».

Quindi come procederebbe?

«Appunto con consiglio monotematico preceduto però da audizioni dei soggetti interessati, audizioni che vanno fatte nei prossimi giorni. Possiamo ripartire dal ricordo che fu, per l’appunto, un consiglio regionale congiunto con il comune di Genova che individuò un futuro diverso per Ansaldo Energia rispetto a quello prospettato dall’allora Finmeccanica. Invito Toti e il presidente del Consiglio Medusei a dare centralità al consiglio come spazio di dibattito e di definizioni di azioni concrete. Proporrò riunioni di consiglio dedicate al tema industriale per andare al cuore di ogni questione»

Vicepresidente Armando Sanna Toti dice che manca la politica industriale?

«Vero ma tocca a noi essere protagonisti come avvenne nel 2005 con l’accordo di programma»