All’opposizione per costruire e non dire solo no

Repubblica Genova del 30 settembre 2020
di Matteo Macor

Ci sono anche i volti vincenti, nel post Regionali, nel centrosinistra. Armando Sanna, 39 anni a novembre, sindaco di Sant’Olcese dal 2014, con le sue 6258 preferenze è stato a sorpresa il più votato nella provincia genovese dietro a Ilaria Cavo, braccio destro del governatore Toti. Classe 1981, impiegato nel settore olivicolo dopo una lunga carriera da podista, il suo è però un successo che arriva da lontano. Cresciuto tra i volontari delle feste dell’Unità ( « mio zio le organizzava, è morto senza mai accendere la tv su un canale Mediaset » , sorride) ma « mai stato uomo di partito», indipendente per natura ma « sempre con il nome del centrosinistra ben in vista nel logo della mia lista, io nella politica credo, non può essere un tabù » , — precisa — a portarlo in Regione, più di ogni altra cosa, è stata la sua Valpolcevera.

Terra di nascita, preferenze e valle simbolo, dice, «di come si dovrebbe ripartire a sinistra per fare opposizione: pensando una regione di tutti e non per pochi, organizzando il lavoro sul campo, tornando a parlare semplice a chi ci vota».

Sindaco, nel toto-candidato presidente, prima della scelta Sansa, c’è stato anche lei. È stata una possibilità reale?

«Sono stato tra i papabili, è vero, e la cosa mi ha reso orgoglioso. Ma una proposta diretta dal segretario del partito non l’ho mai ricevuta, giustamente. La gavetta conta ancora, alle persone paracadutate in avanti credo poco. Io prima di fare il sindaco ho fatto il consigliere, nel mio percorso politico ho imparato tutto stando in mezzo alle persone e ai problemi».

Come si spiega, il suo successo e quello di altri sindaci del territorio?

«Di questi tempi credo agli elettori venga più facile riconoscere uomini e donne del fare, chi sta in mezzo a loro, chi ha le mani sporche di fango, e non per metafora. Tra alluvioni ed emergenze sanitarie negli ultimi anni abbiamo vissuto una fase storica: non è più il tempo del politico che può partecipare da lontano, c’è bisogno del politico in prima linea».

Non le pare, per certi versi, una sconfitta per il “sistema”? Hanno successo gli amministratori, non i politici.

«Politica è la parola più bella del mondo, io mi sono sempre presentato come un candidato del centrosinistra, mai avuto timore a dirmi del Pd, ma dopo tanto scollamento serve tornare a spiegare bene cosa vuol dire, fare politica. E il modo più veloce per farlo è fare politica dal basso: avere rapporti stretti con le persone, saper e poter spiegare le proprie scelte. Sono contenuti anche quelli. Io ho passato il lockdown a fare la spesa per i miei cittadini. Quando mi criticavano era perché stavo troppo poco in ufficio e troppo tempo in giro».

In un piccolo comune, però, è più facile. Cosa cambierà, in Consiglio regionale?

«In Regione è ovviamente diverso, ma è da lì che passa tantissimo del nostro futuro. Ecco perché mi prenderò una pausa dal mio lavoro, e nonostante la tristezza mi dimetterò da sindaco di Sant’Olcese non appena mi arriverà la nomina. In Consiglio si deve studiare, e noi rimediare a una sconfitta».

Cosa ha sbagliato, il centrosinistra, per perdere così?

«La campagna elettorale è andata come poteva andare, gli errori veri sono altri. Dopo la sconfitta di cinque anni fa abbiamo perso due anni in un’analisi della sconfitta risolta nel nulla, piangendo e dando forza a Toti, cercando sempre altrove le colpe, dividendo invece di unire. Direi che abbiamo chiaro un modello da non seguire».

In Regione farà opposizione per la prima volta nella sua vita. Da dove deve ripartire, il centrosinistra sconfitto?

«L’opposizione utile è quella che porta a casa i risultati, non quella che combatte tanto per combattere.

Avremo davanti una macchina come il centrodestra di Giovanni Toti, mediaticamente molto forte, e ci sarà da fare un’opposizione di contenuto, anche sulla base di quello che abbiamo ascoltato in questa campagna elettorale. Tornando a parlare di temi, di un progetto alternativo concreto, dei problemi non affrontati, per esempio del caos sanità. E soprattutto un’opposizione di coalizione unita, organizzata, al completo, l’unico modo per sperare di poter cambiare qualcosa».

In Consiglio arriva insieme a diversi altri under 40. Sta cambiando la politica o sta cambiando il Pd?

«È la dimostrazione che il Pd ha voglia reale di cambiamento interno. E cambiare, per una volta, non vuol dire mettere alla gogna segretari e dirigenti, ma ascoltare gli elettori e dare spazio a giovani con esperienze alle spalle. In altri tempi, sono sicuro, candidature come quelle della lista in gara a queste Regionali non si sarebbero viste. All’opposizione saremo in molti, tra cosiddetti “giovani”. E mi auguro ci aiuti a uscire un po’ dagli schemi, andare al di là del “no, quello no perché non si può fare”».